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I templi di Paestum, magie del Gran Tour

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Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, l'area archeologica d Paestum rappresenta una delle maggiori testimonianze architettoniche e artistiche della Magna Grecia restituendone un'immagine compiuta ed integrando l'osservazione de templi dorici che suscitano profonda impressione di maestà e grandezza con quella all'eccezionale museo.

La visita è per tutti fonte di emozioni in dimenticabili, specialmente se effettuata in condizioni di tempo e di luce favorevoli, come al tramonto e nel crepuscolo.

Il litorale di fronte a Paestum (come del resto l'intera costa piatta e sabbiosa della Piana a sud di Salerno) è frequentatissimo in estate, quando i molti campeggi si affollano di villeggianti.

Storia di Paestum In epoca remota la zona dell'attuale sito archeologico era abitata da popolazioni indigene, come attesta la scoperta in località Gaudo di una vasta necropoli di età eneolitica che ha permesso il ritrovamento di manufatti anche di età paleolitica e neolitica.

Verso la fine del VII secolo a.C. i coloni greci di Sibari fondarono una città che prese il nome di Poseidonia, in dedica a Poseidone, dio del mare, e si affermò come una delle colonie greche più ricche e fiorenti dell’Italia meridionale. Alla fine del V secolo a.C. la città passò ai lucani che la chiamarono Paistom e ne rifecero in parte le mura; nel 273 a.C.

Roma vi fondò la colonia latina di Paestum, che dotò di terme, foro e anfiteatro. Nel V secolo Paestum divenne diocesi, ma intorno all’VIII secolo fu abbandonata per l’insalubrità del territorio costiero e la difficoltà nella difesa; i suoi abitanti, profughi, fondarono più all’interno Capaccio Vecchio e successivamente l’attuale Capaccio.

Dimenticati tra selvagge boscaglie e paludi malariche, i templi sullo sfondo del profilo della Costiera Amalfitana e dell’isola di Capri, furono soggetto amato di pittori e vedutisti.

Gli scavi archeologici, iniziati nel 1907 e ripresi nel 1952, li hanno riportati alla luce insieme alla cinta muraria, al Foro, a quartieri di abitazioni e complessi termali.

Entro il recinto dell’antica città crescono cipressi, pini a ombrello, oleandri, cespi di rose che fioriscono in primavera e autunno perpetuando la tradizione dei biferi rosaria Paesti celebrati da Virgilio e da altri poeti romani.

La pianta del sito ha la forma di un rettangolo attraversato da due strade principali che s’intersecano ad angolo retto, corrispondenti alle linee del cardo e del decumano massimi.

Tempio di Nettuno Il Poseidonion, allineato con la Basilica, venne eretto intorno al 450 a.C. ed è il più grande e meglio conservato dei templi di Paestum. Il travertino locale con cui è stato costruito ha assunto col trascorrere dei secoli una calda patina dorata, che cambia tono con la luce del giorno.

La struttura grandiosa e possente, le proporzioni perfette, unite ad alcuni sapienti accorgimenti tecnici (lieve convessità delle linee orizzontali, colonne angolari ellittiche anziché circolari), creano un'impressione di saldezza ed eleganza insieme e fanno del tempio il capolavoro dell'architettura dorica in Italia.

Il basamento regge le 6 colonne della facciata e le 14 dei lati lunghi, sulle quali poggia un poderoso architrave con decorazione a metope e triglifi; l'interno, introdotto da un pronao, è scandito da un doppio ordine di colonne doriche in tre navate e in un opistodomo.

Le forme rigide dell'echino dei capitelli e il leggero rigonfiamento delle colonne corrispondono alla canonizzazione delle forme dell’ordine dorico nel corso del V secolo a.C., mentre le correzioni ottiche intese a mitigare eventuali sensazioni di pesantezza ne esprimono la maturità.

Tempio di Cerere In realtà dedicato ad Athena, come attesta il rinvenimento di statuette fittili e testine della dea e un frammento di vaso col suo nome, è il terzo dei grandi templi dorici di Paestum, eretto alla fine del VI secolo a.C. con sei colonne sulla fronte, misura 32,88 x 14,54 metri e ha la cella preceduta da un profondo pronao con colonne ioniche; caratteristica è la cornica sporgente della trabeazione decorata da un motivo a cassettoni.

All'esterno del muro meridionale della cella si appoggiano tre tombe cristiane (nell'alto medioevo il tempio fu trasformato in chiesa).

Gli scavi hanno riportato alla luce sul davanti l'ara dei sacrifici e resti di edifici greci, alcuni più antichi del tempio, oltre alla base, ai rocchi e al capitello di una colonna dorica votiva (VI secolo a.C.) che è stata rialzata nel suo posto originario. Fra il tempio e la porta Aurea è venuto alla luce un giacimento preistorico, con tombe a inumazione risalenti a un periodo compreso tra il Neolitico e l'Eneolitico.

Museo Archeologico Nazionale Di eccezionale valore per la conoscenza dell’arte della Magna Grecia sono i reperti provenienti dalla città, dalle necropoli e dal santuario di Hera Argiva, sui quali si incentra il percorso espositivo, ordinato topograficamente (metop e tombe dipinte) e cronologicamente (materiale votivo e funerario dai templi e dalla necropoli).

L’affermarsi di nuovi criteri espositivi ha portato alla decisione di esporre a rotazione materiali meno rilevanti, allo scopo di proporre tematiche e oggetti altrimenti destinati a rimanere nei depositi.

Le delizione della Piana in tavola Archeologia a parte, Paestum è famosa anche per la sua gastronomia. I carciofi coltivati nella Piana del Sele sono infatti un prodotto Igp (Indicazione geografica protetta) ricercatissimo: tondeggianti, compatti e senza spine, sono ottimi anche crudi.

Oggi nella stessa area dei “tondi” un consorzio di produttori ha brevettato un nuovo carciofo rossastro, denominato il “rosso di Paestum”, nato dall’incrocio tra il morello toscano e il romanesco.

I bufali che ieri vagavano selvaggi fra templi e campagne oggi sono protagonisti dell’economia e della gastronomia locale. Dal loro latte candido e saporito i casari cilentani di Capaccio e dintorni ricavano ogni giorno una mozzarella di bufala così gustosa da meritare la Denominazione di origine protetta (Dop) dell’Unione Europea.

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